2022

Trek Rail 9.8 XT My2022

Il grande salto nel mondo delle 29". Taglia più grande (M), reach esteso, escursioni ridotte (150rear, 160front), gruppo vincente non si cambia (Shimano XT, freni compresi) e sospensioni della famiglia Rock Shox (forka ZEB Ultimate e ammo Super Deluxe ThruShaft). Rispetto alla photogallery cambiati subito i copertoni (doppio Magic Mary ST e SG) e reggisella OneUp da 150mm in favore del purtroppo troppo corto Reverb AXS che andava molto bene. Nuova batteria Bosch da 750Wh corredata dal "sistema intelligente" (controller nuovo e Kiox300) sul quale nutro qualche perplessità. Se avevo qualche dubbio sul fatto di farla mullet, dopo qualche giro con salite impegnative mi è scomparso del tutto: W le 29-29 con geometrie moderne!

Service Km & Hours
Componente Nr. Uscite Km Ore Primo Uso
Bici intera 169 6432,05 km 348:11 h 04/02/2022
Catena 88 3258,00 km 22/12/2022
Ammortizzatore Rock Shox 11 18:44 h 25/01/2024
Forcella Rock Shox Zeb 11 18:44 h 25/01/2024
Copertone Anteriore (Schwalbe Magic Mary ST) 40 1526,05 km 17/08/2023
Refill Lattice Anteriore 12 20:27 h 30/12/2023
Copertone Posteriore (Schwalbe Magic Mary SG) 40 1526,05 km 17/08/2023
Refill Lattice Posteriore 12 20:27 h 30/12/2023
Pastiglie Anteriori (Galfer verdi) 4 162,38 km 03/04/2024
Pastiglie Posteriori (Shimano) 7 242,82 km 25/02/2024
Disco BCA 203 Anteriore 11 349,92 km 25/01/2024
Disco BCA 203 Posteriore 11 349,92 km 25/01/2024
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2020

Cube Stereo Hybrid HPC 160 ActionTeam MY2020

L’avvento del nuovo motore Bosch Gen4 senza coroncina e con il Kiox al posto del Purion, la batteria maggiorata da 625Wh e una migliore integrazione della stessa nell’obliquo mi hanno convinto a cambiare dopo poco tempo la bici precedente dalle caratteristiche abbastanza simili. Escursioni invariate (170/160), sempre ruote 27.5” Newmen (che ora uso da 2.6” abbandonando il plus da 2.8”; Magic Mary su entrambe le ruote l’ultima configurazione che mi sta soddisfando molto), gruppo XT 12v, freni Saint, ammo Fox Float DPX2, fork Fox 36 Fit4. Una bici che solo negli ultimi tempi sto cominciando ad amare veramente e sentire mia, ma che ha due grossi difetti: la forcella con idraulica FIT4 (che anche se avesse gli steli da 40, essendo bloccabile, resta una forka da XC!) e il carro (chainstay) troppo corto. Di conseguenza, molti impennamenti nelle salite molto ripide, estrema nervosità nelle discese scassate veloci e, unico pregio, giocosità e agilità nello stretto.

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2018

Cube Stereo Hybrid HPC 160 Action Team MY2018

Dopo il test della precedente bici cercando di convincermi che “una trail da 140 basta e avanza a tutti”, che “il plus è il formato ruota col miglior compromesso”, unitamente al fatto che l’avvento delle batterie integrate avrebbero reso obsoleta quelle con un parallelepipedo appeso all’obliquo, ecco entrare in garage una endurona della linea Action Team con 20mm in più di escursione (170front/160rear), gruppo SRAM EX1 con soli 8 rapporti (che non mi ha mai convinto), freni Shimano Saint (amore a prima vista!! il miglior freno in assoluto), ammo DPX2 e forka Fox purtroppo con idraulica Fit4 invece che Grip2 (voto 5, provato anche a fare tuning vari, ma sempre “gnucca” e con forti attriti di stacco resta…il plush non sa cosa sia!). Come “scarpe” abbandono Maxxis che ho usato per molti anni (DHF + DHR) ma che cominciano a essere un po’ troppo deboli sui fianchi anche in versione EXO e scopro le Schwalbe Eddy Current da 2.8”, due “mattoni” indistruttibili da quasi 1,5kg che danno sicurezza e passano sopra a tutto. Esteticamente con quella propaggine a goccia del motore e con il colore “grigio tubo innocenti” non mi ha mai entusiasmato, però mi ha fatto riassaporare adrenalina da drop anche alti, che con la precedente non mi erano concessi.

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2017

Cube Stereo Hybrid HPA 140 27.5+

È giunta l’ora. Ho aspettato il genetliaco dei 50 anni e dopo 30 circa di pedalate ho deciso che era ora di divertirmi di più in discesa e pensare meno in salita. L’entrata nel Dark Side world delle ebike avviene con molti dubbi sul modello da scegliere: enduro come la precedente o 29 con poca escursione? Decido per una via di mezzo, ovvero una trailbike da 140 di escursione (150 davanti) con il formato ruote PLUS ovvero pneumatici ciccioni da 3.0” (che però downgrado quasi da subito con 2.8”). Cambio SRAM EX1 studiato apposta per le emtb con pacco pignoni 11-48 robusto ricavato dal pieno con soli 8 rapporti; SRAM pensa che non ne servano di più perché semmai agisco sulle assistenze del motore, ma si rivelerà anche nel mio caso in un insuccesso (in Eco non si riesce mai a trovare il giusto rapporto perché troppo spaziati). La forcella Fox 34 Fit4 risulta da subito molto meno plush della precedente Pike da 35 (e non è il mm di stelo in meno che fa la differenza), l’ammo lavora bene, ma la bici è veramente troppo poco progressiva. Anche riempiendo l’ammo di spacer e token i fondo corsa sono all’ordine del giorno e poco a poco mi convinco che non è proprio vero che “640K 140mm ought to be enough for anyone” (cit.). Il pregio di questa bici però è uno solo: avermi fatto capire che non si tornerà mai più indietro…l’amore per le EMTB e quello che ti consentono di fare è sbocciato!

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2013
Cube Stereo Super HPC 160 SL

Cube Stereo Super HPC 160 SL

È ufficiale: sono (di nuovo) nel tunnel della MTB e questa volta voglio entrarci dalla porta principale. Il mondo delle full divertenti sta cambiando (o forse io ero rimasto al palo per troppo tempo), termini come enduro, all-mountain, trail-bike disegnano e spaccano l’offerta sempre più ampia di mezzi performanti in salita e super-divertenti in discesa. Inizialmente volevo rimanere fedele al marchio Scott che mi aveva seguito nei 2 lustri precedenti e la Genius da 150mm con blocco della trazione era quasi in ordine. Poi complice una gita a Friedrichshafen a Eurobike, un Testival sulle pendici della Plose e le parole di Maestro Luca Masserini (“la Genius va bene… ma non ti viene barzotto!”) mi hanno convinto a spostare il tiro su una Cube Stereo da 160 di escursione anteriore e posteriore, freni Formula (poi cambiati con degli Hope E3), trasmissione ancora con tripla(!!!) corona che ho negli anni ridotto a due e poi al classico monocorona (wolftooh), ammo Fox che sanno fare sempre bene ma forcella Fox TALAS che definire una porcheria è lusinghiero (sostituita poi con una fantastica Rock Shox Pike da 35mm). Come si vede quindi molti upgrade nel mezzo, come è giusto che sia, per stare dietro a un mondo che in quegli anni era in continua evoluzione (26->29->27.5, monocorona, reggisella, ecc.) e che avrebbe portato al concetto odierno del “non interessa il grammo in meno ma vogliamo divertimento e sicurezza in discesa”. La bici, in carbonio, comunque pesava intorno agli 12/12.3 kg a seconda delle gomme montate (sarei potuto scendere tranquillamente a 11.8 ma non mi interessava) e la relativa leggerezza mi ha consentito di fare i primi giri “all-mountain” lunghi che magari con una freeride da 15 non avrei mai affrontato. Insieme alla bici fin dal primo giorno compare anche il ciclocomputer Garmin Edge 800 cartografico che cambierà il mio modo di affrontare i ciclotour (pianificazione, nessun dubbio sui trail, divertimento nerd anche fuori sella, ecc.) oltre ad un upgrade di outfit e di accessori per lo più di protezione. Devo quindi molto a questa bici -che ho venduto a un caro amico e che si difende ancora oggi benissimo sui trail- perché mi ha fatto tornare, anche troppo, questa passione che stava scemando.

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2001
Scott Genius 30

Scott Genius 30

Dopo la prima full con cui ho imparato cosa fosse il divertimento, era ora di avere una mtb “vera” meno Frankenstein della precedente. Penso fosse la prima della lunga serie di Scott a introdurre il concetto di Twin Lock, ovvero il blocco contemporaneo con una sola leva di ammortizzatore e forcella, al fine di evitare in salita il famoso effetto di bobbing e di avere quindi prestazioni eccellenti su entrambi i fronti. Il gruppo era Shimano XT e si cambiava non con i soliti manettini ma attraverso lo spostamento in basso o in alto delle leve freno! Penso di essere stato l’unico al mondo ad aver apprezzato questa innovazione (al pari io odiavo il Grip-Shift che era l’altro sistema fuori-standard dell’epoca), infatti è stata abbandonata dal gruppo nipponico dopo pochi anni. L’escursione penso fosse da 120mm front/rear, la forcella una Manitou Black e l’ammo era fatto da Scott (o almeno rimarchiato) proprio per il tuning del bloccaggio; fece un paio di giri da Pepi a Cermes per cercare di renderlo più morbido, ma capii solo anni dopo che il DNA delle genius non era farti scendere a cannone ma darti una bici da XC solo un po’ più comoda. Le ruote erano i famosi Crossmax di Mavic con un profilo molto particolare e sono stati tra i primi UST del mercato…da quel giorno in poi non avrei mai più messo una camera d’aria e sono sempre rimasto fedele al tubeless. Il reggisella ovviamente era fisso e non sono mai stato il tipo da abbassarlo a mano anche nelle discese più ripide e tecniche che affrontavo ovviamente con i pedali clipless agganciati estraendo dei jolly con uscite all’ultimo secondo da paura! (oggi sono uno strenuo sostenitore dei pedali flat). È la bici che mi è durata maggiormente, direi non perché fosse perfetta, ma perché facevo max 20 uscite e 3/400km all’anno, non avevo la compagnia giusta (anzi proprio nessuno con cui andare) e il demone della mtb si stava sopendo.

1999
Scott Road

Scott Road

Lo so…cosa c’entra una bici da strada (anzi una bici da corsa a cui poi è stato cambiato il manubrio a corna con uno dritto) in questo sito dedicato alla MTB? È tanto per dire che “io ci ho provato”… ma non è andata come previsto. L’amore per le ruote fini non è mai sbocciato, i drittoni in gruppo a 40kmh o le lunghe e faticose cronoscalate non fanno per me. Relegata a qualche giro su asfalto quando andavo con Silvia per fare ancora meno fatica, oggi fa bella mostra di sé nel garage della ditta e compie il tragitto quotidiano ufficio-ristorante in pausa pranzo (di ben 500mt!). Però scorre bene :-)

1998
Giant ATX

Giant ATX

La mia prima full! Convinto dall’amico Alex che “fun is more important” e che meglio sudare un po’ di più rispetto a una leggera hardtail ma poi divertirsi in discesa, mi sono affidato per la prima volta al negozio Sanvit (che poi non cambierò più) che mi ha orientato su questa Giant. Erano veramente tempi eroici, dove i freni a disco idraulici costavano troppo e quindi via col primo upgrade di freno a disco meccanico (Formula) sul davanti e classico V-brake dietro!! Inutile elencare pregi o difetti, non ne ricordo nessuno tranne l’estremo divertimento che mi diede nei giri intorno a casa e per la prima volta anche in gite “fuori-porta”.

1995

Ritchey Acciaio

La chiamo Ritchey ma non ho la certezza che il telaio fosse proprio di quella marca. È stata la mia prima MTB nuova comprata in negozio (dal mitico Luca Bonfanti nella galleria di Cristo Re) e con componenti che all’epoca erano già “pregiati” (gruppo XT scelto dalla scaletta DX-LX-XT, il fatto che avesse già i freni V-Brake e primi pedali clipless con annessi voli da principianti causa mancato sganciamento). Telaio in acciaio “raw” la comprai full-hard ma dopo pochi mesi, spinto dagli amici che già montavano forcelle ammortizzate, optai per una Marzocchi da 50mm (si, avete letto bene) che già mi sembrava mi facesse volare sui trail di Monticolo. Appena la dismisi in favore della prima full, la regalai a mio padre che ne fece una city-bike (rimise la forcella rigida e la riempì di orpelli come parafanghi, borsette, ecc.). La ricordo con affetto più per questo motivo che per le gioie di riding.

1993

Cannondale Aluminio

Dopo la prima, seppur sfortunata, esperienza con il cosiddetto “rampichino”, il fato volle che una recente conoscenza molto appassionata di mtb (il mitico Franco B., Mr. 200.000D+/anno) avesse in vendita una “signora” bici, ovvero una leggera e rigidissima Cannondale azzurra in alluminio, di cui purtroppo non dispongo di nessuna foto o altra info tecnica. Non ricordo neppure quanto tempo la tenni e quanto la usai (probabilmente, col senno di poi, mi era anche grande visto che Franco usa delle taglie M); la vendetti ad un mio socio in affari dei tempi (Egon) a cui durò pochi giorni prima di essere rubata dal suo androne delle scale.

1988

Ganna Ghisa

Non è stata la MIA prima bici in quanto tecnicamente la comprò mio padre. Non chiedetemi le specifiche, so solo che rispetto alle bici che avevo avuto da ragazzo c’era la grandissima novità del terzo rapporto sulla corona e probabilmente un pignone dietro più grande, di conseguenza la facilità a fare le salite. Galeotto fu il mio primo vero giro off-road in val di Non (avevamo una casa a Taio) dove provai l’ebbrezza di percorrere sentieri, scavalcare radici, superare sassi e scalini avendo dalla tua parte l’agilità del rapporto. Essendo però probabilmente costruita in ghisa :-) e dopo circa 5 anni di assoluta assenza di esercizi fisici (se escludiamo il braccio per la stecca del biliardo e i polsi per i joystick dei videogiochi) dopo poco l’arsura si impossessò di me e il primo ruscello che vidi ci infilai la borraccia per dissetarmi. Risultato, Epatite A da probabile contaminazione fecale di mucche! Spesso dico che la MTB si è impossessata di me come un virus… un fondo di verità deve pur esserci!