Provati e testati
Purtroppo, nessuna delle ditte che nomino qui sotto mi sponsorizza o mi regala i loro prodotti. I miei sono solo semplici consigli sugli accessori/abbigliamento che uso da qualche anno e che ho ampiamente testato (come testimoniano le foto). I link portano spesso a modelli che non corrispondono esattamente (es. come colori) a quanto possiedo, ma sono solo indicativi.
Come ho spesso detto, i device Garmin (insieme alla cartografia esistente e alle numerose fonti di tracce gpx) hanno cambiato il mio modo di andare in bici. Permettendo la pianificazione di un tour in termini di km, dislivello, difficoltà, soste, ecc. ci si mette al riparo da sorprese, si perde meno tempo evitando sbagli di percorso o dubbi ai bivi e si appaga il proprio senso di nerdittudine giocando con vari software, portali, sincronizzazioni, ecc. (rispondere ai messaggi della chat interna di lavoro direttamente dal Garmin mentre si sta pedalando, è sempre fonte di grossa soddisfazione nerd!).
Ho avuto solo due device: un Edge 800 per molti anni che ho cambiato solo per questi di dimensioni (ci vedevo sempre meno) con un 1030 Plus. Entrambi sono risultati super stabili e senza problemi, cosa che invece ha afflitto molte serie intermedie come la 810, 820 e i primi 1000; questione di beccare la versione hw e fw fortunata.
Il portale di scaricamento Connect non mi strappa l’urlo (infatti sono passato a Komoot che pesca i dati da quest’ultimo), mentre sto ancora combattendo con alcune API che sono state disegnate da pazzi fuoriosi!
Non uso la loro cartografia integrata (Trekmap) ma da sempre le OpenMtbMap. Nella sezione Articoli trovate molti post inerenti all’argomento. Non ho idea sui device tipo orologi o smartwatch, ma ad occhio sui ciclocomputer “grandi” penso che la concorrenza sia ancora indietro e che Garmin sia una scelta di cui non ci si pente.
Negli ultimi 7, 8 anni ho cambiato 4 caschi e tutti della marca della ditta che ricordo essere italianissima. Dapprima un Parachute con mentoniera staccabile, poi un GoldenEye di Bluegrass (è la stessa ditta ma ha due linee), un Roam che uso ancora saltuariamente per urban bike o giri semplici e il Parachute MCR di nuovo con mentoniera staccabile che è il mio casco attuale e “ufficiale” che uso ormai da due anni. In ogni caso ho trovato grande confort e quelle volte che è servito ottima affidabilità nelle cadute. All’ultimo MCR imputo solo una leggera difficoltà a montare/smontare la mentoniera con il casco montato (mai riuscito, mentre ad es. con i Bell è più semplice).
Sul fronte protezione ho avuto il primo set (ginocchiere, gomitiere, parastinchi lunghi, corpetto con paraspalle e short con protezione sulle anche) quello con le cuciture rosse e tutto D3O. Ho poi preso la seconda generazione di ginocchiere (con cerniera!) e gomitiere che sono molto più morbidi e meno ingombranti (sempre D3O); infatti le ginocchiere nel 70% dei miei giri le infilo alla partenza e ci pedalo la salita senza quasi mai sentirle. Di contro offrono una protezione inferiore alle precedenti e forse ai modelli di alcuni competitors che hanno una parte plastica sovrastante (le Armor Pro di Dainese senza fare nomi). In una caduta sbattendo violentemente la rotula infatti il dolore è rimasto per qualche settimana (ma senza, il fisioterapista ha ipotizzato che l’avrei sbriciolata!). Marca promossa a pieni voti quindi e anche Made in Italy che male non fa.
Non posso fare confronti con altri competitor o tra diversi prodotti. Ho infatti dal 2013 uno zaino FR Enduro con protettore integrato, che ogni anno mi dico che devo cambiare. Il problema è che dopo 8 anni, 600 e passa uscite, sbattuto per terra, impolverato, trattato male è ancora PERFETTO. Uno straccetto umido ogni tanto, una lavata approfondita di Silvia un paio di volte in stagione e sembra essere uscito da negozio. Ho una versione in taglia S leggermente ridotta (14L invece che 16) ma riesco a farci stare dentro una pletora di giacche, gilet, maglie di ricambio, panini, ecc. La parte esterna bassa è pregna di attrezzi, kit pronto soccorso, camera d’aria (uso le leggere Tubolito), mentre le comode tasche laterali e soprattutto le cinghie inferiore per portare le ginocchiere sono utilissime.
Come sacca idrica da anni ho trovato quello che cercavo nella marca Source: nessun sapore di plastica, ciucciotto ergonomico, tubo coperto da protezione anticaldo/freddo e facilità di pulizia e carica. Della stessa ditta francese ho anche un marsupio (anch’esso con la sua sacca orizzontale da 1,5L che però non uso spesso) per uscite brevi e quando magari indosso un leggero paraschiena di sci.
In Scozia (come in Val di Vizze) hanno 11 mesi di freddo e 1 di pioggia :-) Ovvio quindi che una ditta di abbigliamento tecnico di quelle parti si specializzi non in costumi da bagno ma in capi dall’elevata tenuta termica e idrica.
La giacca antipioggia MT-500 II penso sia un mito del settore e posso confermare che non entra una goccia e si riesce a pedalare senza inzupparsi di sudore (insomma traspirabile quanto serve e con tutte le cerniere termosaldate). Ho poi un sacco di maglie maniche lunghe (ultimamente uso molto la Burner), 3/4 e corte che fanno il loro lavoro e che soprattutto non costano uno sproposito come altre marche.
Completano il mio corredo scozzese calzini in lana merino, sottocaschi in pile per l’inverno, mentre con i guanti non ho mai avuto fortuna e trovato una taglia che calzasse comodamente (le mie taglie hanno sempre il pollice troppo corto). Per altri consigli sull'abbigliamento invernale vedi questo articolo.
Sotto i pantaloni a bermuda “larghi” da enduro (alterno dei Cube a dei Mavic che purtroppo temo sia uscita dal settore abbigliamento) indosso sempre un Bibshort (odio gli elastici stretti in vita) marca Castelli. Ne ho provati vari (anche più costosi come gli Assos) ma ormai ho trovato la pace con questa marca.
In autunno ogni tanto uso un paio di jeans da arrampicata marca Simons di Decathlon, ma molto più spesso (appena si scende sotto i 15° o c’è rischio di fango/pioggia) un favoloso paio di Alpinestar Nevada che non fanno sudare in salita e sono caldissimi in discesa, un capo che veramente adoro.
Come intimo mi affido da anni (come nello sci) a X-Bionic, sia in estate con modelli compression maniche corte o canottiera, sia in inverno quando fa freddo. Per le mezze stagioni mi trovo bene con maglie maniche lunghe di Craft di cui ho anche qualche modello estivo.
Magliette maniche corte, lunghe o 3/4 “da sopra” ne ho di vari tipi e marche (mia moglie è diventata irremovibile e mi costringe quando mi vede arrivare con qualcuna nuova a buttare via una vecchia!). Oltre alle citate Endura e Mavic ho parecchie maglie della ION molto resistenti a infiniti lavaggi.
Ho già detto che indosso sempre anche con 40° i guanti lunghi…ho usato molte marche (Fox, Cube, Mavic), ma ultimamente mi sto trovando molto bene con i 100%, soprattutto con questo modello molto protettivo ma non pesante o caldo.
Dopo decenni di uso di pedali clipless e quindi di scarpe con le tacchette, quando mi approcciai al mondo Enduro, e dopo aver letto degli studi sulla pedalata tonda (che non esiste!), sono passato a pedali flat e di conseguenza alle scarpe che hanno inventato la suola Stealth che a detta di molti è la migliore come tenuta. Mi sono sempre rivolto alla linea Impact Pro perché la Freeride non mi dava molto affidamento in caso di rametti o sassi alzati dalla ruota davanti (e infatti alcune volte, soprattutto negli anni di Vaia con i trai sporchissimi, mi hanno salvato da probabili alluci sventrati!). La prima serie di Impact Pro High ha avuto un po’ di problemi di scollamento della tomaia risolti da un calzolaio ma sono durati veramente molti anni e sono stati sostituiti di recente dalla nuova versione fatta molto meglio e addirittura con i malleoli in D3O. Nella stagione estiva indosso invece la versione low che unisce più libertà di movimento ma mantiene stessa suola-colla e protezione.
Sotto le scarpe ci vanno…. i pedali! Galeotto fu un corso della Gravity School dove Luca Masserini aveva nel suo furgone una paio di pedali HT AE01 che mi ha fatto provare al posto dei miei da quattro soldi. Da allora non ho più cambiato marca! I pin tengono benissimo, sono di conseguenza abbastanza “pericolosi” per polpacci e tibie, ma il pregio maggiore è lo spessore veramente ridotto soprattutto nella zona di attacco della pedivella. Il perno di attacco infatti non è “ciccione” come in altre marche e quindi l’appoggio è naturale e si pedala come un clipless. Dopo gli AE01, sono passato agli AE03 e ora è già il secondo AE05 che cambio. Superconsigliati!
Un altro accessorio a cui sono affezionato e che mi segue su ogni bici sono le manopole in Neoprene Crankbrothers Cobalt: di tipo lock-on (quindi non si girano) e con una spugna molto morbida che si rovina/consuma con parsimonia (ne cambio un paio a stagione, ma potrebbero farne anche due)
Innanzitutto, il consiglio è di non uscire MAI senza occhiali. Ho visto un distacco della retina per un insetto entrato andando a 20kmh in ciclabile! E il rametto bastardo sul trail è sempre in agguato; quindi, insieme a casco e guanti lunghi li considero il minimum di protezione con cui uscire! Sono sempre stato il tipo da occhiali da poche decine di euro perché li rompevo o perdevo almeno un paio a stagione. E ancora oggi uso quelli trasparenti da battaglia (max 19€) per le serate o i boschi molto bui. Anni fa ho conosciuto al Bike Festival di Riva un’azienda italiana (Neon) a cui ho comprato 3 o 4 modelli e che mi ha fatto conoscere l’efficacia delle lenti “trail” ovvero un colore e protezione UV molto adatti ai chiaroscuri e penombre dei sentieri che mediamente frequento. Quest’anno, complice anche gli influencer che vedevo nei vari channel Youtube, sono stato ammaliato da un modello di Oakley (i Sutro in versione donna/small per la mia faccina piccola) e ho quindi voluto provare “l’originale” di queste lenti Prism Torch di cui sono super-soddisfatto e penso che difficilmente tornerò indietro. Da punto di vista estetico molto simili ai Sutro ci sono i Bliz Fusion, che mi piacciono molto…da capire se la qualità della lente è paragonabile. Btw, imho no ai fotocromatici… troppo lenti nel cambio e si rischia di entrare nel bosco a cannone e non vedere nulla.