Ancora un altro corso??!! Beh, si sa che non si finisce mai di imparare e dopo i due precedenti (quello introduttivo di AMI Bike e quello più “gravity oriented” di Jack Bisi RCM) non potevo esimermi dal frequentare il primo corso tenuto da un amico, Roberto Brunetti del Team di BikeMood.
Da ogni corso infatti si apprende sempre qualcosa di nuovo e di diverso, le didattiche sono differenti, gli argomenti più o meno specifici e sono sicuro che questo non sarà neppure l’ultimo (mi piacerebbe ad esempio provare quelli di quel pazzo scatenato di Luca Masserini e della sua Gravity School). Il corso di Rob, oltre che per amicizia, mi intrigava proprio per la sua didattica mista, da una parte quella “formale e rigorosa” delle due scuole ufficiali ScuolaMtb e AMI Bike di cui lui è Maestro Diplomato (es. tutti gli esercizi andrebbero fatti con la sella alta, punto e basta!), dall’altra quella più pratica e “dimostrativa” della già citata Gravity School (ti faccio vedere la posizione e poi ti butto giù e seguendoti ti correggo); tutti corsi a cui lui ha partecipato anche a più edizioni e che quindi ne ha assimilato pregi e difetti.
Terzo e ultimo motivo per partecipare è stato la location: il Mugello, di cui conoscevo solo la parte “piatta”, è una delle zone della Toscana che mi piace di più, non così famosa e sfruttata come altre più rinomate (Chianti, Val d’Orcia) ma altrettanto bella, rilassante e con un’enogastronomia da favola! Oltretutto la Toscana è facilmente da raggiungibile da mezza Italia in poche ore di macchina e per i più lontani c’è l’aeroporto di Firenze a 30/40 km (puoi trovare voli low cost su volagratis).
La struttura scelta per dormire e mangiare (sia a pranzo che a cena) era il BB Le Isole, un complesso colonico recentemente ristrutturato, immerso in un'oasi di pace e tranquillità (600 metri slm) che gode di una posizione panoramica e di privilegio sulla "valle del Mugello". Camere semplici ma funzionali (però uno shampoo e docciaschiuma mettetecelo!), una bella piscina se ci fosse stato più caldo e più tempo, ma soprattutto un’ottima cucina locale e ottimi ingredienti grazie a quel mostro di simpatia e di “pazzia” che è il cuoco Seghi (che non è il cognome, ma qui ci fermiamo nelle spiegazioni…).
Il corso (qui la scheda del programma), inizialmente previsto della durata di 2 giornate, ha avuto un’appendice iniziale al venerdì pomeriggio visto che quasi tutti eravamo arrivati con largo anticipo e ansiosi di iniziare a inforcare le nostre bici. Fatta conoscenza con gli altri 3 partecipanti (Donato e Filippo lombardi, Giovanni salernitano, Giuseppe di Prato lo conosceremo domani…) si inizia subito con una serie di esercizi in un boschetto in leggera pendenza e con terreno che sembra fatto apposta per farti sperimentare diversi tipi di grip. Fettuccia a terra e via a scoprire come la tecnica del pedale-freno ti consente di andare a velocità quasi nulla su un tratto super-stretto (pensate a un trail MOLTO single e magari esposto in cui sapere andare dritto e piano serve molto). Tutti gli altri esercizi erano più o meno basati tutti sulla gestione dell’equilibrio alcuni con divertenti sfide (chi arriva ultimo vince, lo scontro ad eliminazione all’interno del ring, ecc.). Ho apprezzato che non ci sia stata un parte teorica (magari con slide!!) o comunque verbale sulle tipologie di bici o il loro setup. A mio parere chi arriva a fare questi corsi è già un po’ “malato” di suo e sicuramente avrà passato ore su forum e siti disquisendo di forcelle, freni e reggisella telescopici.
Le due giornate successive erano organizzate in modo da affrontare nella mattina la parte di esercizi e di metabolizzare alcune tecniche, mentre nel pomeriggio un’escursione tra le tante possibili in zona, ci avrebbe visto applicare quanto imparato e/o approfondito alcuni temi direttamente sul campo.
Al sabato mattina, un bel prato in discesa con fieno e erba morbida è stato il nostro campo scuola per imparare a curvare…la tecnica del postino, la gestione corretta dei pesi, molti birilli, qualche capottone fortunatamente sul morbido mi hanno fatto capire ancora meglio come affrontare le curve in velocità -con e senza sponde- e soprattutto a fidarmi che anche piegandola molto, la bici tiene! Essendo un corso All Mountain ovviamente non poteva mancare la parte di salita, dove ho ripassato gli insegnamenti del corso Driving Experience che ti permettono di scalare rampe ripidissime. La domenica mattina invece era dedicata a tecniche più particolari come il manual, il bunny-hop, il surplace e un’infarinatura di nose-press. Forse perché nessuno di questi esercizi mi riesce ancora (neanche minimamente) l’ho trovata un po’ lunga e “noiosetta” e quindi appena l’argomento è andato sul pre-carico prima di un salto, mi sono un po’ sfogato in mini-drop di qualche centimetro.
Nel pomeriggio, dopo una “leggerissima” pastasciutta al ragù di cinghiale con “due fettine” di salumi toscani (burp!! nel camelbak ho messo direttamente l’Alka Seltzer invece che il solito integratore) si partiva per le escursioni. Al sabato abbiamo affrontato quella denominata “Il Teschio”, bellissimo tracciato molto tecnico, veloce e scorrevole nella prima parte, quasi trialistico nella seconda parte e di nuovo veloce con curve spondate naturalmente nella parte finale. I riders della zona lo tengono curato come un biliardo e sembra quasi di essere in un bike park. Veramente didattico per la molteplicità di situazioni che offre e con una salita facile e non lunghissima.
Non altrettanto posso dire del giro domenicale (Osteria Bruciata) che preso da dove eravamo noi, necessitava di una trentina di minuti di salita a piedi (perlomeno con la bici da spingere e non da portare in spalla). Sia per un mio personale problema fisico (alluce valgo che mi fa molto male se cammino con scarpe strette come quelle da bici) che mentale, non concepisco molto i giri in bici dove non si può pedalare… se volevo camminare/correre/scalare sceglievo un altro sport Comunque sia anche la successiva discesa non mi ha entusiasmato come il giorno precedente, in quanto troppo frammentata da continui saliscendi (oltre che dalle innumerevoli pause, come è naturale che sia in un corso). A parte un solo passaggio tecnico sulle rocce, teatro di un bel cappottone dell’amico Filippo disorientato da due consigli opposti (“lasciala andare!!!”, “rallentaaaaa!!!”, BOOOMM!), il resto del trail procedeva tra parti flow e qualche breve pietraia.
In complesso, penso si sia capito, il giudizio è più che positivo. Se devo dare qualche “opportunità di miglioramento” (sono sempre un Responsabile Qualità, quindi rompiballe di natura) dovrei consigliare di organizzarsi per delle risalite meccanizzate, quindi in questo caso furgoni o minivan. Per un corso denominato All Mountain, le escursioni divise come tempo a metà tra salita e discesa vanno più che bene; ma se si vira più verso il freeride o l’enduro, fare due o tre di quelle splendide discese invece che una sola sarebbe il top!
Un ultimo commento sul “docente” qui a fianco ritratto in tenuta freeride: quando sentivo gli altri partecipanti commentare tra di loro “però, se spiega bene…”, “certo che è bravo a farti capire le cose…” sorridevo. Io lo conosco da 15 anni, la prima volta che lo sentii parlare su un palco davanti a un migliaio di persone rimasi affascinato (adesso mi dirà che sono un “buho”). I suoi colleghi lo “odiavano” perché il primo posto nelle classifiche di gradimento degli speaker era praticamente già suo senza neanche bisogno di scrutinare i feedback. Cosa volete che sia spiegare a 5 “bambinoni cresciuti” come si fa una curva, in confronto a convincere centinaia di DEV che le Session “non s’hanno da usarsi” ??!
Per finire ecco un video direttamente dalla testa goproizzata (H24) di Rob.